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Sta diventando un vezzo ricercato da tutte: vip e non. Rifarsi il seno è una richiesta sempre più diffusa tra le donne, che pone l’intervento di mastoplastica al secondo posto tra quelli di chirurgia estetica: davanti soltanto la liposuzione. Ma se buona parte dei desiderata riguardano la volontà di vedere prosperare il decolleté, ci sono donne che si ritrovano a rivolgere un’altra richiesta allo specialista: quella di ridurre il proprio seno. «In questo modo, quando necessario, si ripristinano misure più consone al fisico della paziente - afferma Marco Moraci, specialista in chirurgia plastica e ricercatore alla Seconda Università di Napoli -. L’intervento può avere effetti diretti sulla postura e sul benessere della colonna vertebrale. Cervicale, spalle e schiena beneficiano della riduzione di carico, inoltre diminuisce il rischio di infezioni della pelle nel solco sottomammario e irritazioni dovute a sudore e sfregamento dei tessuti».

Di operazioni simili, soltanto in Italia, se ne effettuerebbero almeno cinquemila ogni anno.

L’ESEMPIO DI PAOLA PEREGO E ALESSIA MARCUZZI

Per questo motivo l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica ed Estetica (Aicpe) ha deciso di accendere i riflettori su un intervento che è sì meno famoso, ma non per questo diversamente importante per la serenità di una donna. La mastoplastica riduttiva permette di risolvere problematiche di natura fisica e psicologica, oltre che «di effettuare attività sportive che altrimenti sarebbero precluse, come la corsa», prosegue Moraci, secondo cui un simile intervento «assicura benefici anche alle articolazioni degli arti inferiori, che diversamente sarebbero gravate da un eccesso di peso». Convinte di avere un seno troppo ingombrante, Paola Perego e Alessia Marcuzzi hanno deciso negli anni di procedere alla riduzione di un paio di taglie. Ci hanno pensato a lungo pure Maria Grazia Cucinotta ed Emma Marrone, senza però convincersi a entrare in sala operatoria. Ma la richiesta, come detto, inizia a giungere anche da donne meno famose. D’altronde, per dirla con le parole di Claudio Bernardi, chirurgo plastico alla casa di cura Villa Laura di Bologna e tesoriere dell’Aicpe, «l’ipertrofia mammaria porta a modificare il proprio fisico e il comportamento. Ci sono donne che hanno atteggiamenti posturali viziati, dovuti sia al peso delle mammelle sia alla tendenza di nasconderle. Questi possono causare cifosi o rotazioni della colonna vertebrale. Quando collo e spalle e sopportano un peso importante, dolori, difetti di postura e problemi dermatologici irritativi non sono infrequenti».

GLI EFFETTI SULL’AUTOSTIMA

Molte donne non si sentono inoltre a proprio agio indossando alcuni vestiti, come canottiere o abiti scollati, in quanto un seno grande tende ad attirare gli sguardi. «Anche per questo, dopo l’intervento, molte donne si sentono rinascere - prosegue lo specialista -. Possono indossare il vestito che vogliono senza vergognarsi o senza sentire tutti gli sguardi puntati addosso. Inoltre riescono a eseguire esercizi sportivi con più facilità. In generale, migliora la propria autostima e di conseguenza la vita sociale». Per prevenire l’insorgenza e l’aggravarsi di problemi psicofisici, è necessario eliminare il difetto in tempi precoci. Ovvero: una volta che lo sviluppo puberale è terminato. Questo perché «l’intervento correttivo eseguito in età non più giovanile, pur migliorando l’atteggiamento posturale scorretto, non riuscirà mai a modificare eventuali curve patologiche della colonna vertebrale che si sono create nel corso degli anni». L’intervento di riduzione mammaria o mastoplastica riduttiva ha come obiettivo non solo la diminuzione del volume, ma anche il rimodellamento dei seni, che spesso appaiono deformate e asimmetriche. «Lo scopo è quello di ottenere una forma ottimale e la migliore simmetria possibile.

COSA FARE PRIMA DELL’INTERVENTO?

La preparazione all’intervento prevede analisi cliniche di routine. Nelle due settimane precedenti è necessario eliminare il fumo e non assumere aspirina o antinfiammatori non steroidei che aumentano il rischio di sanguinamento. Indispensabile lo screening ecografico o mammografico preoperatorio. L’intervento viene eseguito in anestesia generale, generalmente con un ricovero di un giorno. «Si asportano cute e tessuti mammari in eccesso, spostando l’areola più in alto e rimodellando i rimanenti tessuti in una forma più piccola, più alta e proiettata - chiosa Bernardi -. La procedura di solito non è dolorosa. A seconda dell’entità, la dimissione può avvenire nella stessa giornata dell’operazione o, al più tardi, il giorno seguente».

SI ALLATTA ANCHE DOPO IL BISTURI

Esistono delle tecniche chirurgiche particolarmente sofisticate che consentono di asportare grandi quantità di tessuto e di lasciare inalterata la struttura della ghiandola che rimane. Dopo l’intervento riduttivo, ciò che rimane del parenchima ghiandolare è funzionante e la ragazza potrà allattare. Quanto alle cicatrici, l’intervento non fa miracoli. I segni rimangono visibili: una cicatrice circolare intorno all’areola, una verticale e molto spesso anche una a livello del solco mammario. Si tratta di residui che, pur diventando meno evidenti nel tempo, non scompariranno mai del tutto. È possibile eseguire l’intervento in una struttura pubblica in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale soltanto nei casi di ipertrofia mammaria severa. Non sono previsti interventi di mastoplastica riduttiva in convenzione se lo scopo è meramente estetico.

Twitter @fabioditodaro

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