Un tatuaggio è per sempre: chi decide di imprimere sulla propria pelle un disegno o un messaggio è cosciente che molto probabilmente l’incisione resterà lì a vita a meno di non decidere di rimuoverlo, non senza difficoltà.

È bene tenerlo presente soprattutto adesso, alle porte dell’estate, quando la voglia di avere un nuovo tatuaggio, o, al contrario di rimuoverlo dall nostra pelle, aumenta.

Perché un tatuaggio è pressoché indelebile nel tempo? Ce lo spiegano Alberto Renzoni e Antonia Pirrera dell’Istituto Superiore di Sanità. «Un tatuaggio sulla pelle comporta l’iniezione nel derma di particelle di inchiostro.

È stato dimostrato che la quantità iniziale di pigmento iniettato nella pelle umana, immediatamente dopo l’esecuzione di un tatuaggio, diminuisce. Dopo la loro deposizione intradermica, infatti, i pigmenti del tatuaggio possono essere parzialmente eliminati per via del sanguinamento, della fotodecomposizione, oppure essere trasportati, attraverso il derma, grazie al sistema dei vasi linfatici o sanguigni.

Dopo questo iniziale processo di riduzione della quantità di pigmento, le particelle che rimangono nel sito di iniezione sono fagocitate dai macrofagi. Queste cellule del sistema immunitario che presidiano il derma sono attratte dalla ferita che viene inflitta dall’ago durante il tatuaggio e fagocitano appunto il pigmento proprio come fanno normalmente quando si trovano di fronte a un agente patogeno o a un corpo estraneo. Fino a oggi abbiamo presupposto che la longevità di tali cellule fosse alla base di questo presunto processo biologico responsabile della persistenza dei diversi pigmenti e quindi dei tatuaggi, nel tempo».

Lo studio

Uno studio francese recente e molto complesso, però, ha quasi per caso scoperto, che il meccanismo che consente la persistenza dei tatuaggi nel tempo è un po’ diverso da quello fin’ora ipotizzato.

I ricercatori, in realtà, stavano cercando di capire come i macrofagi della cute interagiscono con le altre cellule del sistema immunitario dislocate sulla pelle e hanno scoperto, lavorando su un modello animale, che esistono macrofagi in grado di ingerire particelle pigmentate in caso di morte delle cellule che di solito immagazzinano i pigmenti stessi. Sono proprio i macrofagi a permetterne la lunga resistenza, perché ogni particella di pigmento è catturata dal macrofago, rilasciata al momento della sua morte e poi ri-fagocitata da un macrofago giovane.

«In pratica quando un macrofago muore, rilascia semplicemente le particelle di inchiostro che aveva immagazzinato, ma nessuno riesce ad eliminarle definitivamente e quindi le particelle di inchiostro risultano indistruttibili» chiariscono ancora gli esperti dell’ISS, commentando i risultati dello studio francese.

Quando i macrofagi carichi di pigmenti muoiono, i macrofagi vicini recuperano le particelle di pigmento rilasciate e assicurano in modo dinamico l’aspetto stabile e la persistenza a lungo termine dei tatuaggi, riferiscono gli autori dello studio. Ecco allora che intuitivamente e molto semplicisticamente, basterebbe inibire questi macrofagi per veder sparire o quanto meno attenuarsi il tatuaggio.

La rimozione non è così semplice

Naturalmente inibire questi particolari macrofagi, mettono in guardia i ricercatori francesi, potrebbe impedire la guarigione delle ferite, per esempio, ma in combinazione con il laser potrebbe facilitare la rimozione di un tatuaggio non più desiderato.

A oggi, infatti, stando alla letteratura scientifica, se non si è soggetti allergici, il modo più efficace per rimuovere un tatuaggio è affidarsi a un dermatologo specializzato nella rimozione con il laser, sottoponendosi a un numero di sedute di solito proporzionale alle dimensioni del tatuaggio, al suo colore e alla sua collocazione. In genere è più agevole rimuovere i tatuaggi piccoli, lineari e scuri perché il laser è più efficace su colori come il nero e il blu.

Risulta invece più difficoltoso anche se non impossibile, sbarazzarsi dei tatuaggi grandi e colorati perché servono apparecchiature con lunghezza d’onda specifica e un numero maggiore di sedute. Si possono eliminare tatuaggi in tutte le sedi anche se quelli collocati su spalle, dorso e petto si tolgono più facilmente rispetto a quelli in prossimità del polso e della caviglia, per ragioni esclusivamente anatomiche.

COME AVVENGONO LE SEDUTE PER LA RIMOZIONE

Le sedute per la rimozione del tatuaggio tramite laser durano mediamente 10-15 minuti, e si eseguono ogni 2 mesi. Al termine di ogni seduta, per qualche giorno la pelle può presentarsi arrossata, punteggiata di crosticine e vescicole: di solito, per attenuare e risolvere la sintomatologia si applica una crema antibiotica. Dopo la cancellazione del tatuaggio, tuttavia, se il tutto è stato eseguito correttamente la cute non riporta conseguenze di sorta.


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